La storia è vecchia, penseranno gli impiegati o i portalettere con qualche decennio di lavoro sul groppone…è vero è una storia vecchia ma non un fenomeno marginale. Piuttosto una modalità operativa adottata su larga scala che blocca di fatto il portafoglio contributivo del singolo dipendente. Come per il T.F.S. congelato senza rivalutazione e che arbitrariamente l’azienda continua a tenere anche due anni dopo l’uscita del dipendente, esistono per moltissimi dipendenti periodi lavorativi lunghi anche molti anni surgelati cioè posti sotto una verifica INPS. Una circostanza che solleva una iniziale indignazione quando una solerte lavoratrice si collega al sito dell’INPS oppure si rivolge ad un qualsiasi centro di assistenza fiscale per controllare il suo estratto conto contributivo, magari perché in uscita verso l’agognata e strameritata pensione. Ma l’indignazione lascia posto alla preoccupazione di avere un altro problema che si somma con il resto dei problemi che quotidianamente deve risolvere per riuscire a sopravvivere. Invano invia segnalazioni attraverso il CAF, si cimenta in infruttuosi colloqui con solerti funzionari, invia attestati di servizio ad una casella postale INPS somigliante più ad un buco nero piuttosto che ad uno strumento di comunicazione. Nulla da fare, neanche con l’intervento delle organizzazioni sindacali che unitariamente richiedono un nuovo incontro per risolvere quello che non esitiamo definire una vergogna, uno schiaffo alla tanto ma soltanto evocata Etica.