Gli Appunti di Giorgia e i Problemi degli Italiani

Ieri ( giorno 9 Agosto n.d.r.) ho avuto il piacere, anzi il dispiacere, di ascoltare il discorso di Giorgia Meloni in cui presentava le misure assunte con l’ultimo decreto approvato in C.D.M. Grande enfasi è stata posta sull’aliquota straordinaria del 40% sui guadagni extra realizzati dagli intermediari finanziari, consistenti nella differenza tra gli introiti realizzati con l’aumento dei tassi di interesse riconosciuti dalla B.C.E. sui depositi e versati dai clienti con il rimborso di finanziamenti e mutui, e invece quanto ( assai meno ), riconosciuto agli stessi clienti tramite prodotti di risparmio e investimento. Consideriamo poi che la mole del risparmio gestito in Italia aveva raggiunto livelli elevati per effetto della pandemia, durante la quale le occasioni di spesa per gli italiani erano diminuite. Il tasso elevato come misura per frenare l’inflazione galoppante è intervenuto proprio nella fase di uscita dalla pandemia. In sostanza si è avuta una congiuntura particolarmente favorevole per gli istituti di credito, in una fase molto difficile per cittadini e le imprese. Il 40% può sembrare una cifra percentuale elevata, ma ammesso che verrà effettivamente riscossa, lascerà comunque intatta la maggior parte di questi profitti realizzati senza sforzo ai danni di chi affanna sempre di più a sbarcare il lunario. Rappresenta comunque un primo passo, ci sarà però da capire come verranno spesi questi denari. La presidente ieri non ha parlato di servizi pubblici o sanità per esempio. Sul resto degli argomenti trattati il solito velo di propaganda, condito da dati parziali e falsità. Sul reddito minimo la sua espressione crucciata e preoccupata per la sorte dei lavoratori italiani con i salari più bassi d’Europa non è stata affatto convincente. Ha dichiarato che un tetto minimo degli stipendi avrebbe l’effetto di livellarli verso il basso, in quanto i Contratti collettivi garantirebbero salari più alti che rischierebbero in questo modo di vacillare, dando la possibilità ai datori di lavoro di assestarsi sulla soglia stabilita dalla legge in deroga agli stessi contratti. Vecchia obiezione al salario minimo ma che non regge, in quanto non si abolirebbe affatto la contrattazione se venisse adottato. Anzi una legge ad hoc sarebbe un’occasione per stabilire un riordino nella validità dei contratti in base alla rappresentatività delle organizzazioni sindacali, che nelle trattative per i rinnovi, soprattutto nei comparti più poveri, riceverebbero lo stimolo a non scendere sotto una soglia dignitosa stabilita per legge, magari evitando rinnovi a 7 euro l’ora. Ad ogni modo Giorgia nei suoi appunti ha garantito una riflessione in corso sul tema nella maggioranza. ” Riflessione ” espressione un pò andreottiana per dire lotta intestina. In sostanza su questo tema, fondamentale, il governo non ha una linea. Tanti gli argomenti trattati, ma la crisi climatica non è mai stata citata, neanche quando ha affrontato la questione degli incendi, numerosissimi anche in questa estate. Non poteva mancare però il solito attacco ai percettori di reddito di cittadinanza, che da oggi non sono più percettori ma rimangono solo poveri. I poveri appunto sono il bersaglio preferito, oltreché facile, di questo governo. E sul reddito di cittadinanza siamo abituati a colpi bassi fatti di falsità, omissioni e dati su cifre a uso e consumo di chi li diffonde. La presidente ha detto che si sono dimezzati i percettori nei 6 mesi dell’annuncio della sua abolizione per gli occupabili, in quanto avrebbero trovato un’occupazione, essendo stati a breve costretti a lavorare cioè “scendere dal divano”, per usare un’espressione tanto abusata, che però da quando ha assunto il tono presidenziale Giorgia ci risparmia. In realtà quella platea è diminuita per effetto delle nuove condizionalitá in vigore dal 2023 che ne restringono l’accessibilitá, ed anche per la formulazione della nuova definizione di lavoro congruo, stabilito dalla legge di bilancio 2022. Quindi non è vero che il reddito sarebbe servito a mantenere chi non vuole lavorare. La legge che lo istituiva con tutte le modifiche d’altra parte prevedeva proprio il contrario, in un’ottica di accompagnamento verso un’occupazione mirata. Percorso colpito dalle picconate di interventi legislativi improvvisati che rendono più instabile e fumoso qualsiasi impegno, finora assunto solo a parole, per la formazione e l’inserimento lavorativo di chi ” suo malgrado” si ritrova disoccupato, e a cui sicuramente non basterà il tono convincente di Giorgia secondo cui tutto va a gonfie vele, per trovare lavoro.

                                                                                                           Emanuele Bruschi

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